SUPER NEXT GEN, SUCCESSO ANNUNCIATO (O QUASI)

Non bisogna fare chissà quali ragionamenti per capire come mai Campobasso rappresenta l’ultima scelta del giocatore che deve pianificare la propria stagione agonistica. A me sono bastati un paio dei 25.000 dollari per capirlo. Un tennista di medio livello, preferirebbe il Burundi al nostro capoluogo:  tenuto conto, infatti, che da Roma a Bujimbura occorrono scarse quattro ore, viene da sé come l’accostamento tra il piccolo stato africano e il nostro Molise non sia del tutto inappropriato perché da Roma Sud, se Dio vuole, occorrono due ore e tre quarti per raggiungere Villa De Capoa ma le difficoltà che allenatori e tennisti affrontano tra Cassino e Bojano sono le stesse che trovano nel raggiungere angoli dell’Africa subsahariana! Credo sia poi superfluo parlarvi della Bifernina che anche al netto del restyling (infinito) resta una mulattiera e lontana dal poter essere considerata la seconda arteria della regione in ordine di importanza. Con queste premesse, dunque, è facile comprendere perché anche un torneo di buon livello come il SUPER NEXT GEN, vanto del mio staff, diventi appuntamento per pochi e non per tutti. Fortuna vuole che Pippo e soci, siano in grado di compensare con l’organizzazione che – ormai rodatissima – rende ogni singola manifestazione imbastita all’ombra del Castello Monforte, impareggiabile, in termini di accoglienza, rispetto a quelle che trovano paternità in circoli più blasonati del nostro. Questo modus operandi, a dire il vero, è vecchiotto: quando venti anni fa ci siamo accorti che le nostre strade molisane avrebbero messo Campobasso fuori gioco nelle scelte di tanti tennisti, abbiamo realizzato che fosse meglio concentrarsi sull’ospitalità e sulla generosità in modo da rendere i nostri tornei talmente belli e ben organizzati da sedurre i giocatori e portarli persino a sopportare chilometri, corsie da infarto e lavori in corso. La strategia, insomma, di portare a dire “vabbè è un casino arrivarci… ma ne vale davvero la pena” affonda le radici in tempi lontani, è stata ereditata dallo staff attuale ed ha funnzionato alla grande anche in occasione del SUPER NEXT GEN. I nostri, hanno trovato, ad aprile, il modo per convincere a scegliere Campobasso e alla fine i quaranta giovani arrivati a Porta Napoli hanno trovato come sempre cordialità, organizzazione top ed anche due campi in terra rossa sistemati in maniera perfetta. La seconda considerazione spazia sul numero di nostri portacolori: il Molise è stato rappresentato da dieci, dodici atleti. Per fare bella figura non rinuncio a confessarvi che alcuni di questi erano forse acerbi per un SUPER NEXT GEN ma quello che mi ha turbato in assoluto è constatare l’assenza di tutti gli altri club. Tra Venafro e Termoli non esiste di fatto un under 16 o un under 18 dignitoso. Dodici giocatori molisani su dodici appartengono all’A.T. Campobasso il che mi porta a concludere che qualcosa non funziona. Per la cronaca, questi di cui parlo hanno giocato bene mentre un giocatore della Basilicata ed una abruzzese hanno vinto la tappa senza lasciarci più di tanto a bocca aperta sebbene la vera vittoria sia andata agli organizzatori.

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